in questo articolo andremo a parlare delle cardiopatie congenite e di quanto sia importante stabilire una relazione tra il cardiologo pediatra, i familiari ed il bambino affetto da questa patologia cardiaca.

Che cosa s’intende per cardiopatie congenite?

Le cardiopatie congenite rappresentano le anomalie più comuni riscontrate sia in gravidanza sia al momento del parto, con un’incidenza che oscilla tra gli 8 e i 12 casi per mille neonati. Nonostante siano la principale causa di decesso e di complicanze nella fase neonatale, attualmente si stima che oltre l’85% dei bambini nati con una malformazione cardiaca supererà l’infanzia, raggiungendo l’età adulta. Tale miglioramento nella prognosi è dovuto agli avanzamenti nel settore della cardiologia pediatrica, in particolare grazie alla diagnosi precoce tramite ecocardiografia, alle terapie interventistiche percutanee che spesso evitano l’intervento chirurgico e ai progressi nella cardiochirurgia per neonati, che hanno significativamente incrementato le possibilità di sopravvivenza per questi piccoli.

Come vengono classificate le cardiopatie congenite?

Le anomalie cardiache di origine congenita si distinguono in molteplici categorie, eppure è cruciale, comprendere che solo un numero limitato di queste rappresenta una vera emergenza, dal punto di vista clinico, al momento della nascita. Tra le urgenze rientrano condizioni quali la trasposizione dei grandi vasi, in cui si verifica uno scambio di posizione tra aorta e arteria polmonare che nascono dal cuore, le ostruzioni gravi o complete delle rispettive valvole cardiache (valvola aortica e valvola polmonare) e la coartazione aortica. La maggioranza delle malformazioni cardiache congenite, quali i difetti settali atriali o ventricolari, non necessitano di un trattamento immediato alla nascita. Resta tuttavia imprescindibile un’identificazione precoce di tali condizioni, per assicurare un monitoraggio clinico efficace e tempestivo.

Come si manifestano?

I principali sintomi che possono segnalare un problema cardiaco nei primi mesi di vita, oltre alla cianosi (colorito bluastro visibile sulle labbra) e allo scompenso cardiaco (respiro affannoso, colorito pallido, tachicardia, rientramento delle costole durante la respirazione), includono: un ritardo della crescita con affaticamento durante la suzione e, successivamente, la rilevazione di un soffio cardiaco patologico durante la visita pediatrica.

Esistono invece alcune cardiopatie comuni, come i difetti interatriali anche di grandi dimensioni, che possono rimanere asintomatiche per decenni. In questi casi è fondamentale riconoscere i segni durante la visita pediatrica (che non sono sempre chiaramente evidenti) e attraverso gli esami strumentali (elettrocardiogramma, radiografia del torace e infine ecocardiogramma).

L’importanza del cardiologo pediatra

È essenziale enfatizzare che l’incarico del cardiologo pediatra, responsabili della salute dei neonati e dei bambini affetti da cardiopatie congenite, va oltre la semplice applicazione di linee guida mediche. La loro missione si estende alla creazione di un solido sistema di sostegno, coinvolgendo il pediatra di riferimento, i genitori e la famiglia allargata dei piccoli pazienti. L’obiettivo primario va oltre la sopravvivenza ma punta a garantire una qualità di vita ottimale per i nostri bambini durante la loro crescita in adolescenti e successivamente in adulti.
“Studi hanno ripetutamente evidenziato che la qualità di vita non dipende tanto dalla gravità della cardiopatia, né dal numero di interventi chirurgici o ricoveri, quanto dalla percezione personale del disturbo da parte del paziente e del suo nucleo familiare.“

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